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  • Immagine del redattoreMaurizio Baratello

Il PNRR e il disastro italiano

La manovra si è inceppata. Solo 6 decreti attuativi su 116

Quello italiano sul PNRR è un contatore che scorre lentamente, bloccato a 6 decreti attuativi su 116. E’ aspetto molto delicato di politica economica perché i numeri si riferiscono ai provvedimenti attuativi previsti dalla legge di bilancio. E se il contatore non si sveglia e non accelera, le norme restano sulla carta e non prendono la forma degli aiuti destinati alle famiglie e alle imprese. Di esempi ce ne sono a iosa, uno fra tutti la Carta risparmio spesa, la card per l’acquisto di beni di prima necessità destinata ai redditi bassi, fino a 15 mila euro. I buoni spesa, gestiti dai Comuni, tarderanno ad arrivare: il decreto ministeriale doveva essere pronto entro il 2 marzo e invece è ancora in lavorazione.

Lo stesso vale per reddito alimentare, un’altra misura rivendicata da Giorgia Meloni a dicembre, quando la legge di bilancio 2023 ha preso forma. Le disponibilità accantonate e di fatto disponibili di 1,5 milioni per quest’anno, sono rimaste nelle casse pubbliche perché manca a tutt’oggi il decreto del ministero del Lavoro necessario per stabilire i tempi e le modalità di erogazione dei pacchi alimentari derivanti dall’invenduto della distribuzione, per chi è in povertà assoluta. Dal ministero spiegano che gli uffici stanno lavorando per un decreto di "prossima emanazione che integrerà la misura con le altre, di propria competenza, per il contrasto della povertà alimentare".

Ma intanto il ritardo c’è ed è stato registrato nelle tabelle del monitoraggio condotto dal Servizio per il controllo parlamentare della Camera: all’appello mancano 110 provvedimenti attuativi sui 116 suddivisi tra 86 decreti ministeriali, 15 di competenza della presidente del Consiglio e altri 15 da assumere con provvedimenti direttoriali. Dei 116 atti previsti, 60 scadono nel 2023, mentre per gli altri 56 non è stato fissato un termine per l’adozione. Al 20 febbraio risultano scaduti 30 provvedimenti; in generale la loro realizzazione è tanta lenta quanto farraginosa è la burocrazia italiana. Ad un passo lento, appena sei provvedimenti in quasi due mesi, c’è sempre presente l’incertezza del risultato e se continua così, stante il fatto che nelle ultime settimane il quadro non è cambiato, le perdite di miliardi in contributi europei sono sempre più il risultato negativo di questa politica asfittica e incapace di realizzare anche il minimo vitale.

I ministeri continuano a fare fatica, con qualche eccezione: dal Tesoro fanno sapere che manca solo un decreto, quello chiamato a ripartire il Fondo per potenziare le competenze delle amministrazioni centrali sulla spending review. È pronto, sarà illustrato presto in Consiglio dei ministri, viene specificato.

Intanto, però, anche l’Ufficio per il programma di governo, di Palazzo Chigi, ha preso atto delle difficoltà in corso. Tra l’altro i decreti legati alla manovra sono solo una parte del problema perché i provvedimenti attuativi che ancora non sono stati adottati dall’esecutivo ammontano in tutto a 504, con un fardello pesante ereditato dal recente passato: ben 235 decreti sono stati programmati dal governo Draghi, 68 dal Conte II e, andando ancora indietro, 19 sono relativi a disposizioni approvate dall’esecutivo gialloverde. Altri 43 si riferiscono addirittura ai governi Letta, Renzi e Gentiloni.

Tornando alla manovra. Il decreto per la Carta cultura Giovani e quella del Merito, che hanno sostituito il bonus 18app, non c’è. Fonti governative replicano che c’è tempo perché le Carte entreranno in vigore l’anno prossimo, ma nella relazione della Camera è indicato tra quei provvedimenti che avrebbero dovuto essere pronti entro il 2 marzo. Tra l’altro manca anche il Dpcm per la stabilizzazione del personale dei Comuni impegnato nella ricostruzione post sisma, dovranno aspettare anche le vetrerie di Murano: il decreto con gli aiuti che avrebbe dovuto essere firmato entro fine gennaio è stato firmato solo due giorni fa.

Francamente tutta questa inerzia mi preoccupa assai perché non si riescono intravvedere figure professionali in grado di smaltire un arretrato tanto pesante quanto trascurato con leggerezza da un governo poco risolutivo e inadeguato a dare concretezza gli impegni comunitari che si traducono in risorse importanti per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese e perderle sarebbe di una gravità inaudita.



Venezia, lì 11 marzo 2023

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