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  • Immagine del redattoreMaurizio Baratello

LA STRETTA DELLA BCE E LA TENSIONE ITALIANA

Se analizziamo la situazione attuale, assistiamo ai tassi dei mutui al 4%, con ampio margine di ulteriore aumento mentre i finanziamenti alle imprese sono sempre più costosi e con difficoltà oggettive da ottenere al punto che, i maggiori costi uniti alle restrizioni di Basilea 3, diventano dighe e nuovi sbarramenti per gli investitori. E, tutto ciò mentre il debito pubblico italiano cresce diventando un ulteriore persistente ostacolo alla crescita e gli effetti del collasso finanziario della californiana Svb e della newyorchese Signature Bank si devono ancora sentire. In queste ore l’Italia guarda con preoccupazione alle azioni della Bce, che per giovedì ha in programma un nuovo rialzo dei tassi di 50 punti base, dal 3 al 3,5%. Nonostante le notizie che arrivano dagli Usa, la scelta della Bce del un nuovo aumento del costo del denaro dovrebbe essere La mossa dovrebbe essere confermata.


Ovviamente in quanto quadro, le calde e stressanti notizie che arrivano la Banca centrale europea contro l'inflazione, sono lette dagli operatori in maniera negativa al punto tale da portare disagio e ulteriore asfissia ad un paziente, l’Italia, fiacco e con poco ossigeno, quell’ossigeno che si è accaparrato lentamente a seguito dello shock energetico. E’ evidente che sotto la spinta dei “falchi” del Nord che chiedono a Christine Lagarde degli impegni per ulteriori rialzi durante l’anno, il governatore Ignazio Visco ha ribadito e riconfermato che in una situazione così incerta la Bce deve decidere sui tassi volta per volta evitando una pianificazione o peggio una programmazione dell’aumento del costo del denaro, sposando con la prudenza richiesta, pur con varie sfumature, dal ministero dell’Economia, dall’Abi e da Confindustria perché una stretta eccessiva potrebbe portare il nostro paese in una fase recessiva che sembrava evitata e comunque ritardare l’avvio di una nuova fase di crescita.


Sulle politiche monetarie adottate dalla Bce si può sicuramente affermare che gli effetti dei rialzi del costo dl denaro avviati dal mese di luglio 2022, hanno una tempistica per accompagnare un paese alla rinascita (ridurre l’impatto inflattivo per generare sviluppo) e questa fase oscilla tra i sei e i dodici mesi. La nostra economia è debole e primi segnali li stiamo palpando con mano al punto che nel mese di febbraio la produzione industriale è diminuita dello 0,7%. Inoltre, dal mese di dicembre i prestiti alle imprese sono rallentati e non poco a causa del costo del denaro che ha prodotto uno sbalzo dall’1,09 al 3,9%. Purtroppo, in una situazione che vede i consumi in frenata è indispensabile che gli investimenti abbiano una loro consistenza e siano trainanti ma, ahimè, le aziende italiane, essendo ancora dipendenti dal prestito bancario, potrebbero optare per un rinvio sine die. In questo senso l’aumento dei tassi di interesse è l’elemento che preoccupa maggiormente l’imprenditoria italiana e come conferma Bankitalia, le aziende chiedono maggiore disponibilità finanziaria alle banche più per cassa contingente che per nuove iniziative future.


Le politiche dure della Bce hanno comportato altresì il rallentamento della spesa familiare pro-capite tanto che negli ultimi mesi del 2022 i consumi sono diminuiti dell’1,6% e con esse anche le richieste di mutui che hanno subito una diminuzione 22,8% a gennaio. Inoltre, basta osservare l’impennata della curva dei futures sull’Euribor, misura delle attese sui tassi nei prossimi mesi. Si pensi che ad ottobre 2022 l’apice era previsto tra il 3 e il 3,5%; a febbraio, quando la Bce ha varato un rialzo e preannunciato quello di marzo, era salito tra il 3,5 e il 4%; negli ultimi giorni, con i falchi nordici in perenne agguato, ha sconfinato il 4%. A ciò si deve aggiungere il crack di Silicon Valley Bank con i mercati che ritengono che l’onda d’urto spingerà l'Eurotower a scelte più accomodanti. Nelle prossime ore lo sapremo. Di certo è che la stretta ha iniziato a colpire anche il mercato immobiliare al punto che da gennaio 2022 a oggi il costo di un mutuo a tasso fisso è aumentato del 173% con la conseguenza che a parità di rata il valore dell’abitazione che si può acquistare si è deprezzato del 27% e l’aumento dei tassi di un ulteriore comporterebbe un’ulteriore perdita di potere di acquisto che arriverebbe fino al 35%.


Se è vero che l’inflazione aggredisce e si sta contraendo con difficoltà è altrettanto vero che il cuore dei prezzi, con esclusione di alimentari ed energia, non diminuisce ancora. La Bce vuole evitare che il carovita si concentri nelle aspettative dei cittadini, attivando la spirale con i salari ben consci che i costi dell’energia sono tornati su valori normali. Più che uno shock di domanda, da combattere raffreddando l’economia, quello europeo è stato uno shock di offerta, arrivato dal gas e penetrato nel sistema: a gennaio i prezzi alla produzione, dove è iniziato tutto, hanno mandato un segnale incoraggiante con una riduzione del 7,5%.

Oggi le borse sono oscillanti con Listini contrastanti. Il credit suisse incassa oltre 50 miliardi dalla banca centrale elvetica, operazione che è valsa l’impennata di oggi, first republic bank ha perso il 35% tenendo in contrasto Wall Street, ora non ci resta che aspettare domani dopo la decisione della Bce di aumentare di 50 punti base il costo del denaro mettendo, ancora una volta, i falchi nordici, nelle condizioni di imporre decisioni molto asprigne e di scarso sviluppo.



Venezia, lì 16 marzo 2023

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